sabato 18 giugno 2011

George il Custode

Ogni mattina, dopo aver chiuso a tripla mandata l’appartamento e inserito un lucchettone anni ’50 scendo le scale e prima di uscire dalla society mi fermo volentieri a fare due chiacchere con George. George insieme ad altri due colleghi  è il custode di questa society: un gruppo di condomini racchiusi da delle mura, con identificazione all’ingresso per motivi di sicurezza. 


In questi residence, di solito ci sono gli stranieri, anche se pochi, ma soprattutto le facoltose famiglie indiane che potendosi permettere un qualcosa in più preferiscono questi complessi poiché dotati anche di altre comodità: gruppo di continuità elettrico (qui c’è una media di un black out di decine di minuti ogni 2 ore circa), piscina, spazio dove far giocare i bambini, ecc..

La mattina, ancora mezzo intorpidito dal veloce risveglio, è uno spasso fermarsi a parlare con George. George ha appena cambiato lavoro. Prima lavorava come aiuto meccanico in un’officina di macchine poi la baracca è venuta giù e quindi ha trovato lavoro qui come custode. La sua paga è di 4.000 rupie, meno di 70 euro al mese. Appena mi vede fa un grosso sorriso e mi dice con un accento tutto suo  “how are you my friend ?”. Poi parliamo un po’ di tutto per alcuni minuti prima che arrivi l’autista e io vada al lavoro.


Ieri per la seconda volta, mentre scherzando gli dicevo che deve mangiare di più perché è quasi scheletrico, con un movimento impercettibile della mascella mi caccia fuori la dentiera! Voltandomi lo insulto in italiano mentre lo invito a rinfilarsela dentro. Allora in cambio di quello spettacolo macabro (“George is the last time, ok !?”), salgo in casa e gli porto un po’ di pacchetti di biscotti. Lui tutto contento li accetta ed inizia a mangiarseli..

George è sposato, ha due figlie ormai grandi che vivono nell’area di Koregaon Park  ed è a modo suo un tipo molto preciso. Sta seduto tutto il giorno su una vecchia sedia di plastica o dentro una specie di cabinotto fatto ad arte per le guardie. 

Appena una macchina deve entrare o uscire, lui scatta in piedi, sorriso 24 denti (anzi facciamo 13…), posizione sull’attenti e poi corre come un pazzo verso il cancello, lo apre e lo richiude immediatamente dopo. 


Oltre al registro degli ingressi, George tiene un registro personale dove si segna tutte le cose belle che gli accadono durante il giorno trascurando di trascrivere quelle negative. Allora curioso un po’ nel suo diario e vedo una strana foto..e gli chiedo spiegazioni. 


Mi dice che una coppia di stranieri era corsa da lui qualche settimana fa, strillando a più non posso. Non capendo cosa volessero George gli ha dato il diario. Bè il disegno è abbastanza chiaro già di suo: un mega topone indiano si era infilato nell’appartamento della coppia e non aveva intenzione di andarsene. George con l’aiuto di un suo collega dopo quasi un ora è riuscito a prenderlo.

Ah..dimenticavo, George mi ha anche invitato ad un picnic con la sua famiglia e con grande piacere ho accettato l’invito. Non so cosa mi aspetta ma di certo ve lo racconterò. A presto !



sabato 11 giugno 2011

My Indian Flat

E dopo quasi un mese, parcheggiato come un vecchia bicicletta nell’appartamento del mio capo, eccomi qua seduto sul “mio divano”. Che bello! I tre weekend precedenti sono serviti per pulire casa da cima a fondo e comprare tutto il necessario: dai piatti allo stendibiancheria, dai cuscini al copridivano, dai cestini per la pattumiera al ferro da stiro.. insomma tutto quello che serve per sopravvivere. Riapro la parentesi sulla pulizia: gli indiani sono persone disponibili, sorridenti e piacevoli da frequentare, ma di certo non spiccano per la loro pulizia


Inoltre pulire per la prima volta una casa che non ti è mai appartenuta è una sensazione strana. Mi sforzo a pulire gli angoli, a lucidare i bordi, a ricoprire le cassettiere, a raschiare a fondo il lavandino, a nascondere dentro un armadio tutte le cose che non mi appartengono, come se avessi bisogno di “cancellare” la presenza altrui e di impossessarmi della casa come se fosse la mia donna.

La giornata di oggi è servita solo per mettere a punto alcune cose, il grosso del lavoro lo avevo già fatto le scorse settimane. Mi piace un sacco vedere come giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, un’ appartamento lontano migliaia di chilometri da casa, che mai avevi visto prima, grazie ad alcuni ritocchi, modifiche e aggiustamenti diventa la “nuova casa” in cui vivere serenamente. Da uno sporco ma bel appartamento indiano, sono lieto di presentarvi la mia accogliente dimora indiana..






L’appartamento ha delle rifiniture davvero pregevoli. Il proprietario è un indiano emigrato in America. Là ha trovato sicuramente fortuna perché si è comprato questo buco e lo ha trasformata con un tocco di classe che è tutto tranne che indiano. Le altre case indiane che ho intravisto fono ad ora, sono sporche, in disordine, ma soprattutto non hanno la nostra competenza e il “nostro” tocco di classe nel costruire e nell’arredare le case.







Come vi dicevo prima, poi ci sono alcune cose che mi porto appresso ormai da tempo. Non sono particolarmente legato a nulla, mi ritengo privo di ogni schiavitù materiale, ma mi piace viziarmi un po’. Alcune cose mi seguono dai tempi in cui vivevo a Varese (2007) altre sono più recenti ma per questo non meno importanti. Ecco in dettaglio cosa mi sono portato dietro..




PC 

Senza il mio PC sarei perso. Mi aiuta giornalmente a sorpassare quei momenti di debolezza che tutti hanno..






Copri Water Inter


Bellissimo regalo dei miei soci di Varese. Questo sta girando tutti i cessi…Varese, Fabriano, Pune….sotto il prossimo !











Giorgia e Giulia

Da un po’ di tempo a questa parte le mie nipotine viaggiano sempre con me. Pur essendo così piccole me le porto volentieri dietro..



Trottolino

Questo è un soprannome che da poco mi è stato dato dalle parti di Matelica. I miei amici di sù mi chiamano Birillo, le donne di giù mi chiamano Trottolino. A voi capire il perché..



Al prossimo post..per capire le prime esplorazioni del territorio indiano !





mercoledì 1 giugno 2011

I Piatti di Ruby

Dolce, sensibile, umile… fantastica. Sto esagerando? Non credo. Rubi è una donna indiana, sposata con due figli che da 12 anni aiuta il mio capo a sopravvivere. Lei arriva in tarda mattinata, rifà i letti, fa prendere aria alle camere, scopa per terra ed infine cucina. Fa avanti e indietro da casa grazie all’aiuto di Mangal Singh. Chi è Mangal Singh Se hai letto tutti i miei post dovresti già saperlo! 


Ruby in tutto questo tempo ha imparato a cucinare parecchi piatti italiani: pizza, lasagne, pasta e chi più ne ha ne metta. Il mio capo è un po’ all’antica come si dice, quindi pur essendo qui da parecchio tempo non ha mai ceduto alle prelibatezze indiane. Piuttosto si è impegnato a cercare programmi di cucina italiana e giorno dopo giorno di inculcargli la nostra tradizione. 

Da quando sono arrivato, circa due settimane fa, ho approfittato della sua assenza per dare carta libera a Ruby. Mi ha guardato prima con aria sorpresa poi con un sorriso che gli ha completamente avvolto la faccia mi ha chiesto: “Sir, Curry Paneer ??”

Così il mio approccio con i piatti indiani ha inizio. Principalmente sono piatti semplici, fatti di carne e verdura, al 70% fritti e ricoperti da una serie infinita di salse piccanti. Chiaramente se non ti piace il piccante un consiglio te lo posso dare: stai alla larga dall’ India!


E’ iniziato quindi un tour de force tra pollo in salsa agro dolce, pollo piccante, agnello con verdura, riso con gamberetti, pane indiano, polpette dio pollo e spinaci, melanzane e cavolfiori fritti..




Sicuramente le due pietanze che apprezzo di più e che sono ormai entrate nel mio DNA alimentare sono il pane indiano (naan) e un formaggio (paneer). Ecco una breve ma efficace descrizione:


Naan (pane indiano)

E’ un pane diffuso in tutto il medio oriente fatto da farina di cereali e acqua senza l’aggiunta del lievito. Davvero buono!





Paneer (formaggio)

E’ un formaggio tipo la ricotta, è poco saporito e proprio per questo è quasi sempre abbinato a verdure stufate o crude, oppure viene consumato fritto,  grigliato o messo al forno. Semplice, in quanto facile da fare, due soli ingredienti: latte e limone.