lunedì 23 maggio 2011

Sulla via del mattino

Sveglia alle 7:20, doccia, vestizione in 5 minuti (fantozzi docet), colazione e alle 08:00 puntuali, spaccando il secondo Mr Mangal Singh suona il campanello. Ecco come funziona qua in India. 

Chi è Mr Mangal Singh ? L’autista del mio capo che in questi giorni mi accompagna al lavoro, perché non ho ancora traslocato nella mia nuova casa indiana. Un uomo gentile, affabile, un po’ fuori di sé, perché ogni cosa che gli dici o ti dice si mette sempre a ridere. Siamo in coda, dietro una fila sterminata di macchine, motorini, furgoni, carri (più ne hai più ne metti), l’altra corsia è vuota, ma l’altra corsia è nel senso opposto.. Mangal Singh, con il suo ghigno parte a razzo e và contromano. Il mio capo seduto di fronte a me inizia a inveirgli contro; tutto il rosario ma proprio tutto è citato, parola per parola.  

Un poliziotto lo ferma, gli chiede la patente, gli dice qualcosa in lingua marathi. Mentre il brusio di sottofondo fatto da vecchie macchine scassate cresce sempre più a dismisura, torniamo nell’altra corsia ma ecco un altro imprevisto: lo spartitraffico. Non parliamo di un comune spartitraffico ma di un spartitraffico indiano: una serie di pietre grezze posizionate in fila al centro della strada. Il mio capo non fa tempo a riprendere fiato che Mangal Singh suona la carica e in un batti baleno è sopra ai sassi, pedale dell’acceleratore a fondo, fumo nero dallo scarico e il rumore stridulo della carrozzeria a contatto con i sassi. Non contento, appena superato l’ostacolo non vede una moto che arriva a bassa velocità…e….strike ! Ormai il mio capo non ha più voce mentre Mangal Singh se la continua a ridere (come il sottoscritto) come se niente fosse successo.. Incredible India.

Lo stabilimento dista a soli 30km ma ci vuole un’ ora per arrivarci. Il viaggio è una specie di ritorno al passato che inizia alle 08:00 e finisce giusto giusto alle 09:00. Mentre sulla strada si combatte a base di clacson, zig zag e accelerazioni improvvise, sui cigli della strada c’è una realtà che scorre parallela. Una realtà fatta di baracche fatiscenti, sporcizia, persone che si adagiano al suolo come se fossero stanche di vivere, bambini che corrono divertiti, pozze stagnanti di acqua maleodorante, ambulanti che vendono frutta e verdura, persone che aspettano l’autobus come se niente fosse. Un tema dominante? Il colore. Dio in confronto ha pesantemente risparmiato sugli acquarelli, Ganesha “dio indiano” no. Le nostre città e periferie sono vuote e grigie, qui i colori sembrano vivere di una luce propria. Anche se accostati in modo assurdo e bizzarro, in questa realtà sembrano avere un proprio significato e modo d’essere.

La musica di Vander Sfroos in sottofondo mi accompagna in questo viaggio giornaliero, smorzando e attutendo un po’ quelli che sono i rimorsi della coscienza che vengono a galla. Io sono solo di passaggio, loro no.